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VoltoScritti del Fondatore

Ama il prossimo tuo

Ama il prossimo tuo

La Parola del Padre

Il testo di questo mese illustra il monito evangelico di Gesù: “Qualunque cosa avete fatto al più piccolo l’avete fatta a me” (Mt 25,40).

P. Annibale il 30 Agosto 1899 scrive al Direttore del giornale di Messina una lettera che fu poi pubblicata in difesa dei poveri della città. È solo l’inizio della missiva ma esprime tutta la forza della carità verso il prossimo.

“Stimatissimo Signor Direttore del Giornale”...

La S. V. nel suo Giornale ha richiamato qualche volta l’attenzione della Questura contro i poveri mendicanti, che talora si vedono per le vie della Città ad accettare l’obolo. Lo stesso hanno fatto quasi tutti gli altri Giornali di Messina.

  • Il risultato di questa campagna è stato purtroppo funesto ai poveri infelici mendicanti.
  • Da un anno assistiamo ad una specie di “caccia ai poveri”.

Inesorabili questurini spiano i passi di questi miseri, siano pure vecchi storpi, cadenti, infermi, inabili al lavoro, e appena uno ne vedono che svolta un cantone, o traversa una strada, lo acchiappano, e lo traducano in Pretura; il Giudice lo trova reo di lesa pace cittadina, e lo condanna alla carcerazione da uno a sei mesi. Quell’infelice, reo di esser povero, si vede chiuso in carcere come un malfattore, espia due o tre mesi di condanna ed esce in libertà. Allora gli sta dinanzi un terribile dilemma: “o morir di inedia ad un angolo di strada, o tornare a mendicare”.

  • Morire d’inedia è troppo duro; la natura si ribella, reclama un alimento. Mendicare? Ma, e la prigione? I questurini? La condanna? In questo contrasto il potente istinto della conservazione prevale, e il povero è costretto a stendere nuovamente la mano per chiedere l’obolo.

Ecco che il questurino lo capita in flagranza e lo presenta di nuovo al Pretore, che come recidivo gli applica una pena maggiore. Così rientra in carcere, e ne esce per rientrarvi di nuovo, a meno che non si abitui a vivere senza mangiare oppure si appicchi ad un cappio per finirla una volta…” CAN. A. M. DI FRANCIA

 

(Scritti vol. 50, 05031)

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