S. Annibale M. Di Francia apostolo del Rogate a Catania
(P. Nicola Bollino r.c.j.)
PARTE II
Congresso Eucaristico Diocesano di Catania (luglio 1905)
In questa seconda parte si tratta l’intervento di P. Annibale al Congresso Eucaristico Diocesano di Catania.
Subito dopo il Congresso Eucaristico Internazionale di Roma, (1-4 giugno del 1905) si tenne quello diocesano a Catania nel luglio successivo.
Il Card. Francica Nava invita P. Annibale a tenere la relazione:
"Cultura delle vocazioni e l’Eucarestia".
In quel periodo il prete messinese andava proponendo alla Chiesa, a tutti i livelli, la nuova interpretazione del versetto di Matteo e di Luca: ”Pregate il Padrone della messe perché mandi operai nella sua messe” e ciò aumentava l’interesse per il suo intervento.
I passaggi più interessanti esprimono la sua sensibilità circa la pericope evangelica del Rogate e il percorso che andava facendo nella Chiesa coniugata con l’Eucarestia.
Il tema quindi appariva di estrema interesse.
2.1. Una Parola del Vangelo
Nell’incipit del discorso l’oratore fa rilevare che nel Vangelo c’è una parola la cui cultura ha la più stretta attinenza con la SS.ma Eucaristia, e che in essa “si contiene il segreto di ogni bene per la Chiesa e per la società”.
Ricorda che su questa parola, da alcuni anni, è stata richiamata l’attenzione dell’Episcopato d’Italia e di molti Porporati, Vescovi, Generali di Ordini Religiosi e insigni Cardinali, fra i quali quello di Catania, vi hanno aderito riconoscendo che è ormai tempo che questa divina parola venga coltivata e propagata. Lo stesso regnante Pontefice Pio X, nel gennaio precedente, aveva mostrato compiacenza per tale parola del Vangelo.
2.2. “La messe è molta …”
Dopo la premessa, P. Annibale dice che la “grande parola” è registrata in due vangeli: in Matteo (9, 38) e in Luca (10, 2). Nelle due pericopi Gesù parla ai suoi discepoli, li interessa alla evangelizzazione dei popoli e fa osservare che “La messe è veramente copiosa, ma gli operai sono pochi: “Pregate il padrone ecc. ”.
Il commento:
“Ecco la grande Parola uscita dal divino zelo del Cuore di Gesù! Quello stesso amore, che lo spinge va a rimanere Sacramentato per la salute degli uomini, e far pregare il Padrone della messe perché inviasse e suscitasse i ministri eletti del grande mistero dell’Eucarestia”.
2.3. Gesù chiede i buoni operai
Prosegue la considerazione:
“Se Gesù esortava i suoi discepoli a questa preghiera, si può mai pensare che non abbia speso gran parte della sua vita nel chiedere al Padre suo, i buoni operai per la Santa Chiesa?
Qui una domanda: da dove è scaturito l’apostolato cattolico di tutti i secoli? Gli Apostoli, i confessori, i santi e gli operai infaticabili di tutti i tempi?
Risposta:
“Ad un medesimo parto gemello di amore, nell’ultima cena, nacquero questi due sacramenti: l’Eucaristia e il Sacerdozio”.
La carità del Cuore Cristo produsse l’Eucarestia; la carità nel suo … zelo produsse il sacerdozio.”
Il parto gemellare è quindi strettamente collegato:
“Non si può concepire l’Eucaristia senza il Sacerdozio; non vi è reale Sacerdozio senza l’Eucaristia.
Gesù Cristo in sacramento è la vita della Chiesa:”
(e qui insiste)
“quando Gesù in sacramento è trascurato, non è amato, è misconosciuto, non è ricevuto in cibo, allora la Chiesa languisce nei suoi membri: essa è inferma!”
Sembra di riascoltare Giovanni Paolo II nella Lettera Ap. “Mane Nobiscum Domine” in cui esorta i sacerdoti e i fedeli a ravvivare la fede nella presenza reale di Gesù Sacramentato a partire dai ministri!
2.4. Una riflessione
Il canonico messinese si chiede chi possa riparare alla dimenticanza di Gesù in sacramento? Chi propagarne le glorie? Chi dimostrarne l’infinito amore? Chi eccitare i cuori ad amarlo, a desiderarlo? Chi sconfiggere gli errori, che vorrebbero negarlo?
Risposta secca:
“il Sacerdote cattolico! lui, solamente lui, - sono sue parole - esclusivamente lui! Egli genera Gesù alla vita sacramentale. Egli prepara a Lui una plebe perfetta anche se non si nasconde che vi sono dei laici (siamo nel 1905) che compiono opere buone ma attingono la grazia ai piedi dell’altare, dove il Sacerdote ha immolato la Vittima divina.”
Conclude il discorso con una forte affermazione:
“La Santissima Eucaristia comunica al sacerdozio, e per suo mezzo ad ogni fedele, la fecondità di tutte le opere buone private e pubbliche”.
2.5. L’esortazione
Dopo di queste considerazioni l’oratore sostiene che non si può meglio onorare e corrispondere alle finalità di questo Sacramento, se non obbedendo a quella parola di Gesù: “Pregate dunque il Padrone della messe…” e aggiunge che non solo con la preghiera si provvede ai sacerdoti per l’altare, ma ci vuole anche l’opera.
Tra le opere che formano i buoni ministri cita gli Ordini religiosi, i Seminari, i nascenti Istituti religiosi e regolari (cioè le congregazioni).
E insinua:
“forse Gesù “superfluamente avrà detto”: La messe è molta … Pregate dunque …? A che vale l’opera senza la preghiera?”
E aggiunge:
“Se vogliamo buoni ministri, vocazioni sante … è indispensabile la preghiera e ubbidire a quella divina parola…”
Qui P. Annibale avvalora il suo pensiero con quello dei Padri della Chiesa e dei santi.
Sant’Ilario: “Questo dono ci viene dato da Dio per la preghiera”.
S. Alberto Magno: “Oh preziosissimo Sangue … cadete a torrenti sulla Chiesa, fecondatela di santi, arricchitela di anime angeliche, che siano come fiori nel giardino del Padre celeste…”
San Girolamo: “Preghiamo il Padrone della messe perché mandi operai a mietere le spighe delle anime per i granai del cielo”.
S. Vincenzo Pallotti: “Per i sacrosanti misteri della umana redenzione, o Signore, manda operai nella tua messe”.
S. Luigi Maria Grignion de Montfort: “… I Sacerdoti sono i novelli Cristi: bisogna santamente desiderarli e domandarli al Signore”.
2.6. Ai congressisti
P. Annibale al termine del suo discorso esorta i convegnisti a promuovere la preghiera per ottenere i buoni operai alla Santa Chiesa, come uno dei mezzi più efficaci per onorare la Santissima Eucaristia poiché detta preghiera non è un’esortazione ma un Comando di Cristo. Essa è potente e gradita a Gesù in Sacramento!
Gesù questa preghiera vuole esaudirla diversamente non l’avrebbe comandata.
Noi poi non possiamo lamentarci per la mancanza di ministri se Gesù in Sacramento non viene fatto conoscere ed amare e trascuriamo di ubbidire a questo comando del suo Cuore.
Tra vescovi e cardinali che hanno aderito alla Alleanza Sacerdotale rinomina il Cardinale Giuseppe Francica Nava; il suo arcivescovo Monsignor L. D’Arrigo che aveva fatto scolpire al centro dell’altare del Seminario un angelo portante una striscia con la scritta: “Pregate il Padrone della messe perché mandi operai alla sua messe”. (Il terremoto ha distrutto tutto); il Papa Pio X, che univa la sua preghiera per corrispondere al comando di Gesù.
A quel tempo la preghiera per le vocazioni oltre che in Italia era stata tradotta e diffusa anche in Polonia e in Francia.
2.7. Una proposta al Congresso
Per la prima volta a Catania P. Annibale propone di inserire, col consenso del Sommo Pontefice, nelle Litanie dei Santi il versetto rogazionista: “Ut dignos ac sanctos operarios in messem tuam mittere digneris, te rogamus, audi nos”.
L’adesione fu entusiasta (21MB3 pp. 305-315).
2.8. Sulla scia del Congresso
- Nel 1906 (anno successivo) nel giro di propaganda per il Rogate in Sicilia, una tappa importante fu Catania dove risuonò ancora una volta in tutte le parrocchie della città l’invito alla Preghiera per le Vocazioni da parte del rogazionista P. Pantaleone Palma (Tusino 27MB3 p.418).
- Il discorso del Congresso di Catania fu distribuito in 10.000 copie durante un altro Congresso Eucaristico tenuto in città dal 6 al 13 settembre del 1959 col titolo: “Una Grande Parola del Vangelo” (2-4 Bibliografia 130).
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