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La Via della Croce

I CAPISALDI DELLA SANTITÀ DI S. ANNIBALE

(P. Nicola Bollino r.c.j.)


PARTE II
SULLE TRACCE DELLA SANTITÀ DEL PADRE

2 - LA VIA DELLA CROCE
     La seconda grande prospettiva rispecchia l'imitazione della "via regia e sublime della Croce" espressione della volontà del Padre e dell'umiltà di N.S.G.C.

2.1 - Gesù Cristo e la volontà del Padre.
     "Gesù Cristo fece sempre la volontà del Padre".
- "apparso in forma umana umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce" (Fil 2,8).
- A 12 anni disse ai suoi genitori: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?" (Lc 2,49).
- Operava tutto ciò che il Padre gli suggeriva "Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare (Gv 12,49).
- Il figlio di Dio è venuto per fare la volontà di Dio: "Allora ho detto: Ecco, io vengo poiché di me sta scritto nel rotolo del libro per fare, o Dio, la tua volontà" (Eb 10,7).
     Partendo da questo brano emblematico possiamo ricavare le dominanti nell'ascetica Annibaliana in ordine alla Volontà di Dio.

2.2. Ad imitazione di Gesù: la divina volontà e P. Annibale.
     Vorrei introdurre il tema con una citazione del Padre. Il testo è di una profondità e bellezza degna dei Padri della Chiesa. Ha una proiezione illuminante su tutta la vicenda umana e spirituale di Padre Annibale.
     Nel 1924 P. Annibale, gravemente malato a Roma, scriveva al P. Vitale: "S'intende che sono privo di Gesù adorabile nella Sua Ostia, ma la sua croce mi è ugualmente cara e deliziosa, presa specialmente nell'amorosissimo divino volere. In questa divina volontà c'è tutta la vita e passione di Nostro Signore e tutti i sacramenti. Mi vi immergo fin dai secoli eterni per ritrovare e rinfrancare sua Divina Maestà di tutto l'onore che le ho tolto, quivi ridono al Cuore di Gesù tutto ciò di cui l'ho defraudato; e trovo innumerevoli beni spirituali e temporali di cui ho privato i miei prossimi, e tutte le consolazioni che posso ridonare, anche al di là, a tutti i cuori che io ho afflitti, e così vi trovo per me tutti i beni dissipati, perché il divino volere in sé tutto contiene ed è sempre in atto in questa intensissima soddisfazione universale per Dio e per le creature" (Vol. 33, p. 98).
     Ricaviamo alcuni elementi.

a) - La Divina Volontà programma di vita!
     Il suo linguaggio sulla Volontà di Dio.
- L'immagine della "stanza"
     Rivisita le immagini del "Castello interiore" di S. Teresa d'Avila.
"La stanza del mio spirito è - scriveva - la divina volontà. A questa stanza starà rifugiato sempre più lo spirito in tutte le insoddisfazioni ed inganni e delusioni dei suoi desideri anche quando a me sembra che mirino alla divina maggior gloria; e per questo non farò inopportune distinzioni tra volontà permissiva e volontà imperante; ma sia permissiva o imperante, sarà sempre per me volontà divina, adorabile, amabile, desiderabile sopra ogni cosa, centro e rifugio del mio spirito.
     Affermava che in "questa stanza" intendeva rifugiarsi in tutte le difficoltà della vita (Vol. 34, pag. 98).
- "La croce contiene un miele squisito e beato per chi lo gusta!" (N.I. vol. 5, pag. 113).
- "Comprendo figliuolo carissimo le tue sofferenze spirituali e materiali, ma non è la croce il tesoro degli eletti? La croce santifica, fortifica, conforta e salva!" (Vol. 30, pag. 102).

b) - La preghiera e la Divina Volontà.
     La preghiera nei confronti del divino volere ha un ruolo importante nell'ascetica di P. Annibale. La prima cosa che faceva nelle difficoltà era pregare, celebrare SS. Messe ecc. (cfr. N.I. vol.7 p.56).
     "Se a voi così piace, Signore".
     Domandando al Signore qualunque cosa aggiungeva sempre:
     "Se a voi così piace, Signore" (dall'Anima del Padre p. 227s). Prescrivendo preghiere per la desiderata casa in Padova, ammoniva: "Anzitutto non dovremo chiedere e sperare altro che il perfetto adempimento del divino beneplacito" (Vol. 34, p. 95). Pregando che si compia in noi la divina volontà non dobbiamo dirlo con spirito di rassegnazione, ma con spirito che rinnova noi e l'Opera... se l'Opera è di Dio, Egli la salverà... Dio si serve di tanti mezzi per purificare le anime!... Sempre come Voi volete Signore!... (cfr. dall'Anima del Padre - paragrafo n. 16 pag. 754).
- Nelle sofferenze era sempre rassegnato alla volontà adorabile di Dio; mai si sentì dalla sua bocca rampogna o lamento contro chicchessia, che gli avesse fatto del male; il suo motto era: 'Il Signore sa quel che fà, ed ammoniva i suoi che nemmeno loro si lasciassero sfuggire di bocca lamenti di sorta" (Testimonianze, n. 80 - Positio - Virtù 2).
- "La miglior cosa"
     In una lettera alle novizie il Beato rivela:
     "Veramente il fare la volontà di Dio è la migliore cosa ed è la più grande opera che tutti possiamo fare" (Vol. 34, p. 2).
- Odio per il peccato e le imperfezioni...
     Odiava tutto ciò che si opponeva alla divina volontà e quindi affermava:
     "odierò il peccato; e affinché quest'amore a questa divina volontà sia perfetta, odierò non solo le colpe gravi, ma anche le lievissime, anzi ripudierò tutto ciò che non è conforme alla pienezza di questa divina volontà. Odierò le mie imperfezioni e mi studierò di correggermi e di perfezionarmi." (dall'Anima del Padre - pag. 230).

2.2.1 - Gesù Cristo e l'umiltà
     "Gesù si umiliò al cospetto degli apostoli e lavò loro i piedi".
     In questa prospettiva sembra cogliere l'aderenza all'insegnamento di Gesù sull'umiltà.
     Dà l'esempio di umiltà:
- mangia con i pubblicani e i peccatori: "Vedendo ciò i farisei dicevano ai suoi discepoli: 'Perché il vostro maestro mangia assieme a pubblicani e ai peccatori?'" (Mt 9,11).
- Lava i piedi ai discepoli: "Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri" (Gv 13,14).
- Nasce in una grotta: "Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo" (Lc 2,7).
     Nel contesto dell'insegnamento di Gesù P. Annibale enuclea alcune considerazioni sull'umiltà:
- L'umiltà con Gesù è virtù preziosissima
     P. Annibale dice che il pregio di questa virtù non era ben conosciuto prima della venuta di Gesù. Ma dopo l'esempio di lavare i piedi ai suoi apostoli (Giov 13,4-9) ed umiliarsi tanto da morire come un malfattore tra due ladroni sopra un infame patibolo, l'umiltà è divenuta una virtù preziosissima (cf. Lettera agli Amici).
- Il fondamento della perfezione: "Siamo servi inutili!"
     Il Redentore rivolgendosi ai suoi apostoli diceva: "Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato comandato, dite: Siamo servi inutili" (Lc 17,10). Con queste parole Gesù Cristo ci insegnava ...il fondamento della cristiana perfezione: l'intima conoscenza e sincera confessione della propria nullità (cfr. Vol. 10, pag. 15).

2.2.2 - Ad imitazione di Gesù: l'umiltà e P. Annibale
     L'insegnamento

a) - L'umiltà nella sua ascesi personale
     Il Fondatore nella sua vita spirituale ha una costante tensione verso l'umiltà e riconosce i rimproveri del Signore...
- Nei suoi propositi applica a sé i "Guai" del Signore.
     Ecco "i rimproveri" del mio Signore sopra di me schiavo iniquo!...
     "Guai" a te, o ipocrita, perché sei negligente nel procurare il regno dei cieli alle anime: perché ti pasci lautamente con l'elemosine dei poveri, e poi sei negligente nel fare orazione o nel recitare il Divino Ufficio: perché giri di qua e di là e fai viaggi per fare un proselito, e poi non lo edifichi, ma coi cattivi esempi lo fai simile a te!
     "Guai" a te o ipocrita, che raccogli orfanelli, fai elemosine, reciti preghiere e poi sei negligente nelle opere della giustizia, nell'osservanza della legge, nell'esercizio del ministero sacerdotale e nella carità col prossimo.
     "Guai" a te o ipocrita, che fuori ti mostri devoto e nell'interno sei pieno di rapina, d'ira, di vanità, di miserie, di superbia, di negligenze, di ostinazione, di amor proprio, di finzione e di mille altri peccati. (N.I. vol.10, pag. 31).
- Dichiara la sua indegnità
     "E qui vorrei piangere a lagrime di sangue tante, quante sono le acque dell'oceano. Tutto nelle mie mani s'è guastato! Tutto per me è stato inceppato! Chi mi libererà da queste angustie di persone, di locali, di mezzi? Ecco il triplice tesoro da me accumulato! Oh, se avessi ben corrisposto alle divine grazie! Oh, in quale vile ed immondo vaso depositò l'Altissimo Sommo Bene la grande parola del divino zelo del suo amatissimo Cuore!" (Vol. 7, pag. 87).
- Umiltà nella vita religiosa
     P. Annibale fa notare che sebbene l'umiltà, base di ogni altra virtù religiosa, non sia un voto, perché è compresa nella obbedienza e nella povertà, pure è necessario essere umili interiormente:
- riconoscendo il proprio nulla e riferendo a Dio il bene che si compie.
- amando l'ultimo posto, secondo l'insegnamento di Gesù e le cose più umili e gli uffici più abbietti.
- meditando giornalmente, le ignominie e gli obbrobri sofferti pei peccati nostri dall'adorabile S.N.G.C. nella sua Passione.
- sottomettendo il proprio giudizio al giudizio dei superiori e il distacco dalla propria opinione.
- insegnamento ascetico: gara dell'umiltà

b) - L'umiltà nella guida spirituale
     Tre esortazioni:
- Lo scoraggiamento figlio della superbia.
     Ad una figlia spirituale disposta a farsi scoprire i difetti dice: "Se io faccio il brusco con voi, non vi dispiacete, non vi ribellate, riconoscetevi mancante e con santa fiducia – perché lo scoraggiamento è figlio della superbia - pentitevi e proponete di correggervi" (Lettere vol. II p. 109).
- Il ricordo delle offese al Signore motivo di umiltà
     Nella lettera agli Amici dichiara che un gran motivo per umiliarsi davanti a Dio è "pensare quante volte lo abbiamo offeso con le parole e con le opere... lo abbiamo dimenticato, disconosciuto, non curato!"

c) - Preghiera e umiltà
     Il Padre citando la Scrittura: "Dio resiste ai superbi, ma dà la grazia agli umili" ammonisce sulla efficacia della preghiera.
     Egli sostiene che la preghiera di una religiosa che non si cura di essere umile, attaccata all'amor proprio e alla propria stima per cui respinge avvisi e ammonizioni dei superiori, nutre rancori, non riconosce gli errori: la preghiera di una religiosa che non si studia di vincere il suo orgoglio, non è dolce con le consorelle, si adira facilmente, non si piega all'obbedienza e si crede migliore delle altre; la preghiera di un'anima che non cerca di essere umile e non lo è neppure nella confessione; la preghiera di quest'anima "religiosa solo di nome" è rigettata dal Signore; la sua preghiera non commuove il Cuore di Gesù, se non lo muove a sdegno...

2.2.3 - Esempi di vita
- Riconosce umilmente ciò che l'arcivescovo Guarino diceva di lui: "corno vuoto, duro e puntuto".
     In una noticina, tra preghiere e appunti di Ritiro che risale al 1888, Padre Annibale, riferendosi ad una 'definizione datagli dall'Arcivescovo di Messina mons. Guarino (nell'agosto 1887), si riconosce candidamente, come il corno, 'vuoto, duro e puntuto': e fa quest'umile riconoscimento di se stesso: 'Sono vuoto di virtù, di senno, di vigore, di spirito, di cognizioni, di scienza ecc.; sono duro, perché ostinato, di dura cervice, duro ai colpi della grazia, alle chiamate di Dio; duro di cuore col prossimo ecc., se son percosso non mi rammollisco ecc.; sono puntuto, cioè puntiglioso, pungo il prossimo con la lingua e con le opere, offendo, colpisco, ferisco, uccido."


 

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