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Traccia Giugno 2014

Traccia di Giugno 2014

“Ministero coniugale”.

DPF 147-155

1. Il compito sacerdotale della famiglia

147. La vita quotidiana come offerta sacrificale.
Poiché «la Chiesa, comunità credente ed evangelizzante, è anche popolo sacerdotale», la partecipazione della famiglia alla sua vita e alla sua missione comporta anche l'offerta della propria esistenza e la preghiera. « È questo il compito sacerdotale che la famiglia cristiana può e deve esercitare in intima comunione con tutta la Chiesa, attraverso le realtà quotidiane della vita coniugale e familiare: in tal modo la famiglia cristiana è chiamata a santificarsi ed a santificare la comunità ecclesiale e il mondo».

2. Fondamento sacramentale

148. Il matrimonio: vocazione alla santità.
Interiormente plasmati e continuamente vivificati e corroborati dall'Eucaristia e dalla fedele e attiva partecipazione ad essa, come pure profondamente rinnovati dal sacramento della penitenza che ricostruisce e perfeziona l'alleanza coniugale e la comunione familiare, i coniugi e i genitori cristiani ricevono dal sacramento del matrimonio la grazia e il compito di trasformare tutta la loro vita in un continuo "sacrificio spirituale a Dio gradito" (1Pt 2,5). È necessario, quindi, che ogni coppia e ogni famiglia cristiana riscopra nel sacramento del matrimonio, che la costituisce e la fonda, la sua nativa e insopprimibile vocazione alla santità: «una vocazione che si esprime e si attua non al di fuori della vita coniugale, bensì all'interno delle molteplici realtà e dei vari doveri del matrimonio».

3. Preghiera in famiglia

a) 149.Il sacerdozio battesimale nella "chiesa domestica".
Espressione privilegiata e irrinunciabile del compito sacerdotale della famiglia cristiana è la preghiera, quale dialogo orante col Padre per Gesù Cristo nello Spirito santo. Si tratta di una «preghiera fatta in comune, marito e moglie insieme, genitori e figli insieme», e di una preghiera che «ha come contenuto originale la stessa vita di famiglia, che in tutte le sue diverse circostanze viene interpretata come vocazione di Dio e attuata come risposta filiale al suo appello». Tale preghiera in famiglia è intrinseca esigenza che scaturisce dalla natura della famiglia stessa quale "Chiesa domestica"; è impegno derivante dal sacramento del matrimonio, che chiama i coniugi a esercitare il loro sacerdozio battesimale anche attraverso la celebrazione della liturgia familiare della preghiera e l'educazione dei figli a parteciparvi consapevolmente e liberamente con devozione; è espressione e alimento di quell'intima comunione di vita e di amore che definisce l'alleanza coniugale e informa e anima la comunità familiare. La preghiera familiare, inoltre, è aiuto e forza perché ciascuno, secondo la propria vocazione, possa sviluppare le intrinseche virtualità di grazia e le radicali esigenze di crescita che gli sono affidate; è, infine, invito e sprone continuo per ogni famiglia all'impegno nelle diverse forme di evangelizzazione e di promozione umana.
b) 150. Preparazione.
Preparatisi fin dal tempo del fidanzamento, gli sposi cristiani si impegnino a vivere qualche momento di preghiera comune. Non aspettino per questo la nascita e la crescita dei figli, ma fin dal primo giorno della loro vita a due comincino a pregare anche insieme, e così i figli man mano che crescono si uniranno con naturalezza e spontaneità alla loro preghiera, trasformandola da preghiera coniugale in preghiera familiare.
c) 151. Educare.
In forza della loro dignità e missione, i genitori cristiani assumano e vivano con gioia la loro responsabilità di educare i figli alla preghiera. A tal fine coltivino nelle loro case quegli atteggiamenti di ammirazione, stupore, lode, ringraziamento, supplica, intercessione, ascolto, richiesta di perdono e offerta, che sono alla base di ogni preghiera. Sappiano creare in seno alla famiglia un'atmosfera vivificata dall'amore e dalla pietà verso Dio e verso il prossimo, promuovano l'ascolto docile della Parola di Dio e la capacità di discernere la voce dello Spirito anche attraverso un'attenta lettura dei segni dei tempi, così da aiutare i figli a rimanere aperti alla volontà del Padre e ad accogliere i suoi doni e la sua chiamata. Insegnino ai figli non solo la preghiera che si esprime nelle formule consacrate dall'approvazione della Chiesa e dalla tradizione, ma anche quella libera da formule, come il cuore la detta nelle diverse circostanze; soprattutto insegnino a pregare con l'esempio. Non si deve, infatti, dimenticare che «elemento fondamentale e insostituibile dell'educazione alla preghiera è l'esempio concreto, la testimonianza viva dei genitori: solo pregando insieme con i figli, il padre e la madre, mentre portano a compimento il proprio sacerdozio regale, scendono in profondità nel cuore dei figli, lasciando tracce che i successivi eventi della vita non riusciranno a cancellare».

4. Forme diverse di preghiera

a) 152.
Oltre all'osservanza amorosa e fedele, se possibile lodevolmente praticata insieme dall'intera comunità familiare, del precetto della Chiesa che chiama a partecipare all'Eucaristia domenicale e festiva facendo memoria della Pasqua del Signore, ogni famiglia sappia riscoprire e valorizzare anche altre forme di preghiera, destinate a preparare e a continuare in famiglia la liturgia celebrata nella comunità ecclesiale. Tra l'altro, ad esempio, tutti i membri della famiglia leggano nella fede, ascoltino nel silenzio la parola di Dio, specialmente le pagine del Vangelo, e ad essa siano docilmente attenti nell'amore. Distinguano il venerdì, giorno memoriale della morte del Signore, con gesti di preghiera e di penitenza compiuti e ravvivati secondo lo spirito e la lettera delle prescrizioni ecclesiali. Accordino particolare valore al ritmo quotidiano della preghiera mattutina e serale e di quella intorno alla mensa. In occasione di particolari avvenimenti lieti o tristi della vita familiare, sappiano sostare più lungamente per una riflessione, una lode, una supplica, un'invocazione. Tra le forme di devozione mariana, riscoprano e valorizzino il rosario e lo facciano diventare espressione frequente e gradita di preghiera contemplativa.
b) 153. Liturgia delle ore.
Le coppie e le famiglie più disponibili siano guidate ed educate a distinguere certi giorni o certi periodi della loro vita familiare ricorrendo alla Liturgia delle Ore, almeno per qualche sua parte, secondo le possibilità aperte dalle direttive del Concilio.
c) 154. Preghiera comunitaria – momenti di raccoglimento e di riflessioni.
Poiché la preghiera domestica non chiude ma, al contrario, apre a una più vasta preghiera comunitaria, gli sposi cristiani e le loro famiglie partecipino volentieri a momenti di preghiera e di celebrazione proposti e realizzati nei gruppi, nella comunità parrocchiale, nelle diverse espressioni della Chiesa locale. Quando possibile, colgano l'opportunità di una visita e di una sosta in qualche monastero di clausura, per favorire anche così il recupero della dimensione contemplativa dell'esistenza. In particolare gli sposi, di quando in quando, accolgano volentieri la proposta di qualche "momento forte" di preghiera, quale una giornata di ritiro spirituale o di un corso di esercizi spirituali.d) 155. Utilizzare gli ambienti dei religiosi. Per parte sua, la comunità cristiana proponga senza sosta e incoraggi la preghiera familiare e la favorisca anche con opportuni sussidi, adatti alla cultura e alla sensibilità degli uomini di oggi. Nella medesima linea, le case e gli istituti religiosi mettano cordialmente a disposizione persone e strutture per momenti di forte esperienza spirituale anche a beneficio degli sposi e delle famiglie.

5  RIFERIMENTO BIBLICO  
Col 3, 16-25.
16La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori. 17E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre.
18Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come conviene nel Signore. 19Voi, mariti, amate le vostre mogli e non trattatele con durezza. 20Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. 21Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino. 22Voi, schiavi, siate docili in tutto con i vostri padroni terreni: non servite solo quando vi vedono, come si fa per piacere agli uomini, ma con cuore semplice e nel timore del Signore. 23Qualunque cosa facciate, fatela di buon animo, come per il Signore e non per gli uomini, 24sapendo che dal Signore riceverete come ricompensa l'eredità. Servite il Signore che è Cristo! 25Infatti chi commette ingiustizia subirà le conseguenze del torto commesso, e non si fanno favoritismi personali.

  LA PAROLA DI P. ANNIBALE  
Il commento al tema proposto dalla traccia del mese contiene globalmente una tensione di fondo: la vocazione alla santità nella famigli8a. La vita di Padre Annibale è pervasa interamente da questo anelito alla santità. È il miglior modo per commentare la pista di riflessione nel decennale della sua canonizzazione.
         1. Tendere sempre alla santità.
"Ci consta che il Padre da ragazzo sentiva come l'intimo bisogno di darsi a una vita di pietà; speciale trasporto nutriva per Gesù Sacramentato e la SS. Vergine. Sebbene non avesse avuto ancora i lumi divini sulla sua vocazione, ad un certo punto si intese spinto a una maggiore unione con Dio. D'allora in poi menò una vita più riservata: non frequentò più il teatro di prosa, in cui declamava il Maieroni; non più qualche caccia agli uccelli nella vicina campagna coi familiari; fu più assiduo alle chiese, specialmente dov'era esposto il Santissimo e nelle ore soprattutto in cui era più solo, e confessava di essere quelle le ore migliori per lo sfogo, a volte vocale, appunto perché non era sentito dai fedeli, dell'anima sua. È questa la sua conversione. Da allora seguì, fino alla morte, senza soste e senza stanchezze, nell'arduo lavoro della propria santificazione".
(Tusino – L'Anima del Padre p. 10).
         2. Santità senza illusioni.
"L'anelito continuo alla conversione si risolve nel desiderio intimo, profondo, costante della santità. E il Padre la implora con tutta l'anima. « Mi metto tutto a disposizione del vostro divino volere ‑ egli scrive in una sua preghiera: ‑ fate, o Gesù mio che io vi serva con fedeltà. Rendetemi voi abile pel vostro divino servizio; e perciò vi supplico che mi diate le sante virtù, specialmente l'umiltà, l'obbedienza e il santo distacco da ogni cosa terrena. Datemi il vostro santo timore e il vostro santo amore, con un gran desiderio dì farmi santo e di essere tutto vostro. Vi prego pure, o Gesù mio, che mi riconcentriate alla vostra divina presenza nella santa orazione ». La stessa grazia domanda alla Madonna, conchiudendo con la nota giaculatoria: « O Maria, Madre mia, fammi tutto di Gesù » e a S. Giuseppe: «Io desidero di farmi santo, di essere tutto di Gesù, di servirlo in questa Pia Opera com'Egli vuole: ottenetemi queste grazie, affinché Gesù faccia di me, che sono un miserabile, quello che più gli piace ».
(Tusino – L'Anima del Padre p. 19).

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